Dalla Pigrizia all'Innovazione

L'idea dello ZX Levitator è nata da un'esigenza pratica, quasi banale: la pigrizia di dover trasportare ogni volta monitor ingombranti, alimentatori, cavi, prolunghe e ciabatte elettriche agli eventi di retrocomputing.

I computer Sinclair, almeno i primi modelli fino allo ZX Spectrum 128K toastrack, erano stati progettati con dimensioni ridottissime grazie al genio di Rick Dickinson. Le loro tastiere compatte sembravano ispirarsi più a macro-calcolatrici che alle tastiere dei mainframe, tipiche dei computer rivali dell'epoca, che a un sinclairista apparivano inutilmente ingombranti. Eppure, nonostante questa filosofia di design minimalista, per utilizzarli serviva comunque tutto l'armamentario di monitor, cavi e alimentatori esterni.

Il Primo Esperimento

La ricerca di una soluzione più pratica iniziò con l'utilizzo di monitor LCD più piccoli. Il punto di svolta arrivò con un particolare monitor nero dotato di casse laterali che aveva, casualmente, la stessa larghezza dello ZX Spectrum 128K toastrack. Posizionandolo dietro al computer, il risultato sembrava quasi un sistema integrato.

Tuttavia, monitor e computer dovevano ancora essere alimentati separatamente e rimanevano collegati da cavi audio e video. Il problema dell'ingombro era parzialmente risolto, ma non quello dei cavi e degli alimentatori.

Il Prototipo "Pesante"

Il passo successivo fu più radicale: unificare fisicamente monitor e computer. Utilizzando uno ZX Spectrum 128K toastrack (con il case già danneggiato dal precedente proprietario), vennero praticati dei fori per installare delle cerniere che permettessero di ripiegare lo schermo sulla tastiera. All'interno del monitor fu installata una batteria LiPo con relativo circuito di ricarica, rendendo l'intero sistema elettricamente autonomo.

Heavy Toastrack - Vista frontale aperto
Heavy Toastrack - Il primo prototipo con monitor integrato
Heavy Toastrack - Vista frontale chiuso
Heavy Toastrack - Configurazione chiusa per il trasporto
Heavy Toastrack - Vista posteriore
Heavy Toastrack - Dettaglio delle connessioni posteriori

Tecnicamente funzionava: lo Spectrum veniva alimentato direttamente dal monitor e poteva essere acceso con lo stesso pulsante. Non servivano più né la base del monitor né l'alimentatore del toastrack. Tuttavia, il peso combinato del computer e del monitor lo rendeva più "trasportabile" che veramente portatile. Era evidente che servivano componenti più leggeri, sia per il monitor che per il computer stesso.

La Svolta Tecnologica

L'evoluzione della tecnologia LCD aprì nuove possibilità. La tastiera dello ZX Spectrum aveva, incidentalmente, le stesse dimensioni di uno schermo LCD da 10,1", facilmente alimentabile a 5V tramite USB. L'occasione giusta arrivò con l'acquisto di un clone dello ZX Spectrum Next, l'N-GO, inserito in un case identico a quello dello Spectrum 48K "gommoso" ma con consumi decisamente inferiori.

Fu necessario realizzare un supporto stampato in 3D per fissare l'N-GO a un monitor LCD tramite cerniere per renderlo pieghevole. Nell'N-Go vennero installate due batterie al litio da 3,7V in parallelo (per ottenere 7,4V) con circuito di ricarica, voltmetro per controllare lo stato di carica delle batterie, una porta USB-C per alimentare il monitor e un interruttore di accensione/spegnimento. Il concetto era simile allo ZX OMNI di Djordje Mitic, ma con batterie piatte da tablet applicate a un N-GO anziché a un Harlequin.

N-GO Laptop - Vista aperta
N-GO Laptop - Il primo esperimento con batterie integrate nel computer
N-GO Laptop - Vista chiusa
N-GO Laptop - Configurazione chiusa, compatta e portatile
N-GO Laptop - Vista posteriore
N-GO Laptop - Dettaglio delle modifiche e delle porte aggiunte

L'Esperimento Funziona

L'N-GO Laptop, come venne chiamato, fu presentato al Varese Retrocomputing del 2024 insieme al precedente prototipo "pesante" con il toastrack. L'interesse suscitato fu notevole, ma emerse subito un problema: non tutti erano disposti a modificare il proprio N-GO con saldature, interruttori, porte USB-C e pulsanti da integrare nel case.

Era chiaro che serviva una soluzione completamente esterna al computer: una vera e propria docking station autoalimentata dove le batterie risiedessero in una base a cui collegare il monitor, con il computer alloggiato nel mezzo.

La Nascita dello ZX Levitator

Grazie alle competenze acquisite nella modellazione 3D (spontaneamente istruito da mio figlio Dario, il vero esperto di casa, ben felice di non dover più trasformare in 3D le mie idee strampalate), venne progettato il primo ZX Levitator. L'obiettivo era mantenerlo il più sottile possibile, utilizzando le stesse batterie piatte da tablet già sperimentate con l'N-GO Laptop.

Il monitor era dello stesso tipo usato per l'N-GO Laptop: le cerniere si avvitavano alle staffe dello ZX Levitator e a un supporto che ospitava il pannello da 10,1". All'interno della base trovavano posto il circuito di controllo di carica delle batterie, un convertitore da AV a HDMI (il monitor aveva infatti una porta mini HDMI), uno step-down a 5V collegato a una porta USB-C per alimentare il monitor e un piccolo amplificatore stereo con due altoparlanti, dato che la potenza e la qualità audio del monitor erano meno che scadenti.

ZX Levitator V1.0 - Open view
ZX Levitator V1.0 - La prima versione della docking station
ZX Levitator V1.0 - Closed view
ZX Levitator V1.0 - Configurazione chiusa per il trasporto
ZX Levitator V1.0 - Rear view
ZX Levitator V1.0 - Connessioni e porte posteriori
ZX Levitator V1.0 - Bottom view
ZX Levitator V1.0 - Base con alloggiamenti batterie

Verso la Perfezione

Il risultato era promettente ma non ancora ottimale. Lo ZX Levitator V1.0 prevedeva già un sistema di staffe intercambiabili per ospitare modelli diversi (lo ZX Spectrum 48K "gommoso", il Plus e il Next) ma la resa video della scheda di conversione HDMI non soddisfaceva, le porte del monitor erano posizionate lateralmente anziché sotto (costringendo i cavi a passare in vista), e il monitor, pur sottile, manteneva un peso non trascurabile a causa della cornice, della scheda di controllo interna e del supporto in 3D necessario per sorreggerlo.

Serviva una soluzione con il solo pannello display nella parte superiore pieghevole e tutta l'elettronica nella base.

La Versione Definitiva

La base venne completamente riprogettata per ospitare una scheda di controllo completa per display, con tastiera integrata per i comandi del menu, volume e altre funzioni. Lo schermo divenne finalmente sottile e leggero, contenendo solo il pannello.

La nuova scheda di controllo integrava tutto il necessario: ingressi video VGA, HDMI, videocomposito (AV) e antenna (RF) (anche se quest'ultimo non è performante data la bassa compatibilità delle schede di controllo moderne con i segnali RF degli Spectrum), oltre a un amplificatore audio. La circuiteria risultò notevolmente semplificata. Tuttavia, la scheda richiedeva tensioni tra 9 e 15V, rendendo necessario l'uso di batterie 3S con voltaggio a piena carica di 12,6V.

L'altezza della base aumentò leggermente per ospitare la tastiera di controllo frontale e le batterie 3S più voluminose, ma il risultato finale era quello desiderato: un sistema veramente portatile e versatile.

ZX Levitator V2.0 - Vista aperta
ZX Levitator V2.0 - La versione definitiva con scheda di controllo integrata
ZX Levitator V2.0 - Vista chiusa
ZX Levitator V2.0 - Design finale compatto e leggero
ZX Levitator V2.0 - Vista posteriore
ZX Levitator V2.0 - Porte e connessioni ottimizzate
ZX Levitator V2.0 - Vista inferiore
ZX Levitator V2.0 - Base ridisegnata con elettronica integrata

Versatilità e Compatibilità

Grazie al sistema di staffe intercambiabili progettate appositamente e semplificate rispetto alla versione precedente, lo ZX Levitator V2.0 poteva ora ospitare diverse configurazioni:

Autonomia

L'autonomia raggiunta era finalmente adeguata anche per i computer più "energivori" come gli Spectrum 48K e 128K, realizzati con tecnologie anni '80 non ottimizzate per i consumi:

Batteria e Sicurezza

Per evitare spegnimenti improvvisi, è stato aggiunto un battery meter con voltmetro sul frontale del Levitator. Un semplice pulsante permette di accenderlo o spegnerlo per controllare il livello di carica. Il display lampeggia in rosso quando le batterie sono in riserva.

Espansione della Compatibilità

Il sistema di staffe intercambiabili ha reso possibile progettare facilmente nuovi set per una vasta gamma di modelli:

Nuovi modelli levitabili
La varietà di modelli compatibili con lo ZX Levitator
Vista dall'alto dei modelli
Vista dall'alto della collezione di modelli levitati
Modelli chiusi
Configurazione chiusa per il trasporto

Sfide Tecniche

Per alcuni cloni, come i Didaktik cecoslovacchi, è stato necessario creare cavi di alimentazione speciali con power box integrate che sdoppiano i 9V in uscita dallo ZX Levitator nelle tensioni richieste:

Per i cloni russi con sola uscita RGB è necessario un cavo con box di conversione da RGB ad AV, reperibile in commercio. Questi cavi sono attualmente in fase di sviluppo e permetteranno, assieme alle staffe dedicate, di levitare anche la maggior parte dei cloni russi più leggeri.

Il Progetto Sinclair QL

La sfida più complessa rimane il Sinclair QL. Le staffe sono già pronte, ma serve un circuito di alimentazione che dai 9V del Levitator generi un'uscita su tre pin con valori specifici: +9V DC, 0V, 16V AC. Questo circuito, non disponibile in commercio, dovrà essere progettato interamente da zero.

Filosofia del Progetto

Grazie allo ZX Levitator e al sistema di staffe intercambiabili, è possibile rendere portatile praticamente qualsiasi computer progettato con la stessa filosofia di leggerezza e compattezza dei primi modelli Sinclair. Computer più ingombranti e pesanti, come quelli Commodore o gli ultimi modelli Sinclair/Amstrad con registratore o floppy disk integrati, non sono compatibili con questa filosofia di portabilità estrema.

Il Successo Pubblico

Dopo la prima presentazione a Varese Retrocomputing, che aveva evidenziato il potenziale del progetto, il vero successo è arrivato a Brusaporto Retrocomputing. L'entusiasmo del pubblico e la risposta sui social media hanno superato ogni aspettativa. Uno degli ZX Levitator è stato consegnato ai redattori della rivista Zzap! per una possibile recensione.

Un prototipo è stato inoltre spedito per essere presentato al Crash Live del 15-16 novembre, con la speranza che possa raccogliere lo stesso entusiasmo e, magari, una recensione su Crash Magazine.

Lo ZX Levitator rappresenta l'evoluzione naturale di un'idea semplice: rendere i computer Sinclair veramente portatili, come il loro design originale sembrava promettere ma la tecnologia dell'epoca non poteva ancora permettere. Anche se forse Zio Clive ci aveva già pensato quando ha inventato la Sinclair Pocket TV80…

ZX Levitator anni 80?
ZX Levitator anni 80?